Probabilmente la notizia la conoscete già : giovedì di settimana scorsa, il 3 ottobre 2019, presso la sede di Sotheby’s a Londra è stato battuto all’asta per 9 879 500 sterline (l’equivalente di circa 11.1 milioni di euro) un quadro di Banksy in cui i parlamentari britannici sono ritratti come dei seriosi scimpanzé. Devolved Parliament è un imponente dipinto a olio in stile vittoriano che il misterioso artista di Bristol ha realizzato dieci anni fa, nel lontano 2009, prima che l’Inghilterra perdesse le staffe e il termine Brexit fosse ancora inventato.
A poche settimane da quella che si annuncia come l’uscita definitiva della Gran Bretagna dall’Unione Europea, prevista per il 31 ottobre prossimo, e dopo un lungo periodo di battibecchi politici d’oltremanica degni nemmeno di un’assemblea condominiale, i dirigenti della celebre casa d’aste hanno avuto la bella pensata di riproporre sul mercato quest’opera d’arte sfacciatamente satirica, il cui prezzo di vendita ha superato tutte le aspettative : dai 2 milioni di sterline inizialmente stimati, è stato aggiudicata a un anonimo compratore per una cifra quasi 5 volte superiore. L’evento ha subito conquistato l’attenzione dei media di tutto il mondo, e questo non tanto per le qualità artistiche dell’oggetto in questione : il dipinto è innegabilmente accattivante, ma in giro è pieno di dipinti altrettanto accattivanti che nessuno si fila. Sono stati i soldi, i tantissimi soldi che qualcuno è oggi disposto a pagare per un semplice quadro – in fin dei conti tale rimane – a suscitare l’enorme clamore.
Il fenomeno non è certo nuovo nell’universo dell’arte, periodicamente avvengono compravendite di manufatti artistici per montanti da capogiro, ma ciò che in questo caso trovo veramente sbalorditivo è la nonchalance con cui l’operazione è stata orchestrata. Che il dipinto di Banksy fosse ceduto a un prezzo assurdo era talmente ovvio, talmente prevedibile, talmente calcolato… beh, ecco, era talmente banale che tutta la faccenda mi è sembrata l’ennesima presa per il culo. Ma davvero ci si aspetta che noi, poveri beccaccioni incapaci di distinguere la spedizione dei Mille dalle mirabolanti imprese dell’Uomo Ragno, diamo ancora credito alla favoletta dell’artista geniale e mascherato che produce opere dal valore esorbitante ?
Più che un creativo fenomenale dall’identità sconosciuta, uno che è sufficiente mettergli in mano una bomboletta, un pennello o una semplice matita e lui ti tira fuori un capolavoro dell’arte contemporanea, Banksy è ormai diventato un marchio di fabbrica pari a Grana Padano o al meglio Louis Vuitton : basta il suo nome ed è subito jackpot. Poco conta, allora, che i suoi graffiti, i suoi dipinti e gli schizzi che realizza per strada trattino temi sensibili quali la violenza poliziesca, la guerra o l’inquinamento atmosferico, oppure che di tanto in tanto se ne esca con audaci provocazioni come quadri costosissimi che si autodistruggono o disegni originali venduti per qualche spicciolo al margine di Central Park ; finché le sue opere continuano ad alimentare la spirale speculativa del mercato dell’arte, la credibilità di Banksy agli occhi di noi ingenui sognatori rimane quella di un supereroe dei fumetti.
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