https://evasart.it/blogs/notizie.atomEVASART - Notizie2023-03-20T14:54:37+01:00EVASARThttps://evasart.it/blogs/notizie/james-dean-e-la-pop-art2023-03-20T14:54:37+01:002023-03-20T21:16:06+01:00James Dean e la pop artsavelli fabrizio
James Dean è stato un'icona del cinema e della cultura giovanile degli anni '50. La sua figura ribelle e anticonformista ha ispirato molti artisti e movimenti culturali, tra cui la pop art. In questo articolo esploreremo il rapporto tra James Dean e la pop art, e come quest'ultima ha influenzato l'immagine dell'attore.
La pop art è un movimento artistico nato negli anni '50 in Inghilterra e poi diffusosi negli Stati Uniti. Questo movimento si caratterizza per l'uso di immagini popolari e oggetti di consumo di massa come soggetti artistici. La pop art si ispira alla cultura di massa e alle icone popolari, trasformandole in opere d'arte.
James Dean era una di queste icone popolari che hanno ispirato molti artisti della pop art. L'immagine ribelle dell'attore, la sua giovinezza e la sua tragica scomparsa lo hanno reso un'icona culturale e un simbolo di ribellione e anticonformismo. La sua figura è stata rappresentata in molte opere della pop art, spesso in modo stilizzato e schematico, come un'immagine iconica.
La pop art ha anche influenzato l'immagine di James Dean nel mondo del cinema. Nel film "La febbre dell'oro", diretto da John Schlesinger nel 1965, la figura di James Dean viene rappresentata come un'icona della cultura giovanile degli anni '50, attraverso l'uso di immagini pop e di oggetti di consumo di massa.
Inoltre, la pop art ha influenzato anche lo stile di vita degli anni '60, con la sua attenzione alla cultura di massa e ai prodotti industriali. Anche James Dean ha influenzato la cultura giovanile degli anni '50, diventando un modello di ribellione e anticonformismo per molti giovani dell'epoca.
In sintesi, il rapporto tra James Dean e la pop art è stato molto stretto. L'immagine dell'attore è stata rappresentata in molte opere della pop art, diventando un'immagine iconica e simbolo di ribellione e anticonformismo. La pop art ha influenzato anche l'immagine di James Dean nel mondo del cinema e ha contribuito a diffondere il suo mito tra i giovani degli anni '60.
CURIOSITA'
Il giubbotto rosso indossato da James Dean in Gioventù Bruciata è stato al centro dell'attenzione per diversi giorni. E pensare che se non fosse stato per il regista Nicholas Ray, nessuno avrebbe mai saputo il colore della giacca più emblematica di Hollywood. Sì, perché fortemente convinto del valore psicologico dei colori, il regista Ray decise (dopo le prime scene in bianco e nero) di girare il film proprio a colori. Fu così che il red jacket prodotto da Bud Berma in 100% nylon passò alla storia.
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https://evasart.it/blogs/notizie/arredare-con-quadri-pop-art2023-01-04T11:27:19+01:002023-01-04T18:59:52+01:00Arredare con quadri Pop artsavelli fabrizio
I quadri in stile pop art sono un'ottima scelta per arredare la casa in modo originale e moderno. La pop art, infatti, nasce negli anni '50 come corrente artistica che ha come tema principale la cultura popolare e di massa, utilizzando immagini tratte dalla pubblicità, dal cinema e dalle riviste.
I quadri in stile pop art sono quindi perfetti per chi vuole dare un tocco di ironia e di colore alla propria abitazione, scegliendo immagini che rappresentino i propri interessi o che siano semplicemente belle da vedere.
Un altro motivo per scegliere di arredare la casa con quadri in stile pop art è la versatilità di questo tipo di decorazione. I quadri pop art, infatti, si adattano a qualsiasi ambiente, dal soggiorno alla camera da letto, e possono essere abbinati a qualsiasi tipo di arredamento, dal classico al moderno. Inoltre, i quadri in stile pop art sono disponibili in una vasta gamma di dimensioni, forme e colori, quindi è facile trovare quello che più si adatta alle proprie esigenze e al proprio gusto personale.
Insomma, arredare la casa con quadri in stile pop art è una scelta vincente per chi vuole dare un tocco di originalità e di colore alla propria abitazione, scegliendo una decorazione versatile e adattabile a qualsiasi ambiente.
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https://evasart.it/blogs/notizie/i-3-errori-da-evitare-se-vuoi-arredare-in-stile-pop-art2021-02-16T09:42:11+01:002022-09-14T13:19:54+02:00I 3 ERRORI DA EVITARE SE VUOI ARREDARE IN STILE POP ARTsavelli fabrizioCome sai,l’arredamento Pop Artoggi, è più attuale che mai.Ironico,irriverenteecolorato, può trasformare spazi abitativi e commerciali portando laforza dirompente, l’energia positivadeicolori vivacie l’ironiadellaPop Art, creando ambienti all’insegna delbuonumoree di un pizzico difollia.
Come sai,l’arredamento Pop Artoggi, è più attuale che mai.Ironico,irriverenteecolorato, può trasformare spazi abitativi e commerciali portando laforza dirompente, l’energia positivadeicolori vivacie l’ironiadellaPop Art, creando ambienti all’insegna delbuonumoree di un pizzico difollia.
Lostile Popnon cerca l’armonia ma ama icontrasti, mixalinguaggi diversi, incurante delle epoche e delle regole. Ècreatività gioiosa, che esalta gli oggetti di uso quotidiano, donando loro un nuovo modo di essere interpretati e vissuti.
Un arredamento di questo tipo è alla portata di tutti e basteranno pochi, ma ben studiati, elementi instile pop artper dare all’ambiente un aspettofrizzanteedenergico.
Tuttavia, vi sono alcuni elementi imprescindibili da considerare perchè il nemico è sempre dietro l’angolo: quello di “strafare” escadere nel kitsch.
ECCO I3 ERRORI MADORNALI DI CHI CERCA DI ARREDARE IN MANIERA POP… FACENDO DA SÈ!
Mobili e complementi d’arredo non hanno colori accesi, sono troppi e sono quasi o del tutto assenti la plastica o il plexiglass
Al contrario, andranno benissimo pochi mobili ma dai colori vivaci e complementi in plastica o plexiglass dal grande impatto e dalla forte personalità
Quadri ed elementi decorativi non sono ispirati alla cultura pop anni Cinquanta-Sessanta
Non bastano delle stampe o dei quadri colorati, è importante che i soggetti riconducano al fermento culturale, al divismo musicale e cinematografico di quegli anni. Altrimenti non si può parlare di stile Pop!
Le fantasie e le linee, pur essendo astratte e vivaci sovraccaricano l’ambiente e non risultano coerenti con un certo aspetto minimalista della Pop Art Ai mobili dai colori vivaci e dalle forme bizzarre, faranno da sfondo pareti o carte da parati caratterizzate da linee geometriche semplici, come righe o pois, meglio se in bianco e nero in modo da staccare dai forti colori
Per darti un’idea di ciò che devi assolutamente evitare di fare per banalizzare il concetto di arredamento Pop, puoi vedere evidenziati nelle immagini gli“errori gravi”che rischia di fare chi fa da sè…
A tutto Pop! Antonella e Rino
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https://evasart.it/blogs/notizie/pop-art-da-dove-nasce2020-08-22T15:27:00+02:002022-09-14T13:19:54+02:00POP ART - da dove nasce?fabrizio savelliLa Pop Art è una delle più importanti correnti artistiche del dopoguerra. Esordisce in Gran Bretagna alla fine degli anni '50, ma si sviluppa soprattutto negliStati Uniti d'Americaa partire dagli anni '60, estendendo la sua influenza in tutto il mondo occidentale.
La Pop Art è una delle più importanti correnti artistiche del dopoguerra. Esordisce in Gran Bretagna alla fine degli anni '50, ma si sviluppa soprattutto negliStati Uniti d'Americaa partire dagli anni '60, estendendo la sua influenza in tutto il mondo occidentale.
Il termine "Pop Art" venne usato nel 1958 dal critico ingleseLawrence Halloway. Fu poi ripreso dall'artistaRichard Hamilton. "Pop Art" è l'abbreviazione di "Popular Art" (arte popolare). Con questo termine si fa riferimento a un'arte che è espressione della cultura popolare, cioè un'arte che scaturisce dalla tradizione, dalla società e dall'immaginario collettivo. L'arte popolare abbraccia manifestazioni della creatività che vanno dal folclore alla cosiddetta "arte colta". La Pop Art è "popolare" nel senso che trae spunto dalla vita di tutti i giorni. In un mondo dominato dalla società dei consumi, la Pop Art respinge l'espressione dell'interiorità e dell'istintività, propria dell'Informalee dell'Espressionismo Astratto. Guarda, invece, al mondo esterno, al complesso di stimoli visivi che circondano l'uomo contemporaneo: il cosiddetto"folclore urbano". Con sfumature diverse, gli artisti Pop riprendono le immagini deimezzi di comunicazione di massa, delmondo del cinemae dell'intrattenimento, dellapubblicità. Li riproducono con la pittura e la scultura, in modo distaccato, spersonalizzato. Nelle loro mani le immagini della strada si trasformano nelle immagini "ben fatte" dell'arte colta. I temi raffigurati sono estremamente vari: prodotti di largo consumo, oggetti di uso comune, personaggi del cinema e della televisione, immagini dei cartelloni pubblicitari, insegne, foto di giornali.
Dal punto di vista stilistico, i quadri e le sculture Pop sono realizzati con con tecnica minuziosa, a volte iperrealista. I soggetti spesso campeggiano al centro dell'opera, ben in evidenza, come vere e proprie icone contemporanee. Nei quadri di Andy Warhol, ad esempio, compaiono barattoli di minestra Campbells, bottiglie di Coca Cola, i volti di Marilyn Monroe e di Elvis Presley. Quelli di Roy Lichtenstein riproducono in modo minuzioso fumetti di guerra o di Dick Tracy. Scarpe da donna con il tacco alto dominano le tele di Allen Jones. I quadri-sculture di Jim Dine esibiscono pennelli, cacciaviti, martelli e vestaglie, dipinti o presenti fisicamente, fissati al supporto. Le sculture di gesso di Claes Oldenburg mostrano hamburger, fette di torta, alimenti, indumenti, tubetti di dentifricio ingigantiti. In altri casi i soggetti sono combinati sulla tela, creando un effetto simile ai cartelloni pubblicitari o alle immagini suadenti e artefatte della pubblicità. Tipici i quadri di James Rosenquist, dove si mescolano tubetti di dentifricio, chiodi ingranditi, dettagli di automobili, volti di attrici famose. O anche i quadri e le sculture di Tom Wesselmann, che mostrano nudi femminili stilizzati, divani, vasi di fiori, sigarette accese. scarpe con il tacco alto, pennelli, Dick Tracy, fumetti guerra, ecc.
Antecedenti dellaPop Art in Gran Bretagnasono alcuni collage dello scultore Eduardo Paolozzi e gli scritti di Lawrence Halloway. L'esordio ufficiale risale però al 1956, con la mostra "This is Tomorrow", presso la Whitechapel Gallery di Londra. Gli artisti di spicco in ambito inglese sono Richard Hamilton, Peter Blake, Allen Jones, David Hockney, Peter Phillips e Richard Smith. LaLa Pop Art americanaè, invece, preceduta da"New Dada"e dal Lavoro diRobert RauschenbergeJasper Johns. Personalità di spicco sonoRoy Lichtenstein,Andy Warhol, James Rosenquist, Jim Dine, Claes Oldenburg, Robert Indiana, Tom Wesselmann e George Segal. L'esempio degli artisti inglesi e americani ha trovato seguaci anche in Francia (Martial Raysse e Hervée Toloni), Italia (Tano Festa, Franco Angeli, Mario Schifano, Valerio Adami, Mario Ceroli, Titina Maselli, ecc.) e Svezia (Ovynd Fahlström).
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https://evasart.it/blogs/notizie/7-cose-che-non-sapevi-su-andy-warhol2020-07-28T17:16:00+02:002022-09-14T13:19:55+02:007 cose che non sapevi su Andy Warholsavelli fabrizio
Dal suo vero cognome alla passione per i profumi, ma anche qualche dettaglio molto personale. Ecco tutto ciò che avresti sempre voluto sapere su Andy Warhol.
Andy Warhol, Self-Portrait with Cigar, 1970. Foto: Christie's
Padre della Pop Art, icona indiscussa dell'arte contemporanea, Andy Warhol è sicuramente tra gli artisti più influenti del XX secolo. Il suo personaggio ha sempre suscitato curiosità e ammirazione: ecco le cose che avreste sempre voluto sapere su Andy Warhol.
1. Il suo vero cognome era "Warhola"
L'artista americano è nato a Pittsburgh, in Pennsylvania, comeAndrew Warhola. Era il quarto figlio di Ondrej Warhola e Julia (nata Zavacká), il cui primo figlio nacque nella loro terra natale e morì prima del loro trasferimento negli Stati Uniti.
I genitori di Warhol erano emigranti Lemko della classe operaia da Mikó, Austria-Ungheria (ora chiamato Miková, che si trova nell'odierna Slovacchia nord-orientale). Si dice che la data di nascita dell'artista (6 agosto 1928) non sia mai stata registrata ufficialmente in ospedale e che Warhol cambiasse a piacimento la sua età, inventando storie sulla sua giovinezza durante le interviste con la stampa.
2. Warhol era ipocondriaco
L'artista aveva paura degli ospedali e dei medici. La sua ipocondria era probabilmente dovuta al fatto che quando aveva otto anni, fu costretto a letto a causa di una malattia nervosa chiamata corea.
3. Gli hanno sparato ed è quasi morto. Era il 3 giugno 1968
Warhol fu colpito al torace dalla femminista e scrittrice radicale americana Valerie Solanas, dopo che respinse una sceneggiatura che aveva scritto. Warhol sopravvisse, ma purtroppo mancò alcuni anni dopo, il 22 febbraio 1987 (a 58 anni) proprio in seguito ad alcune complicazioni post-chirurgiche alla cistifellea. È sepolto nel cimitero bizantino di San Giovanni Battista, accanto ai suoi genitori.
4. Warhol creò il suo personaggio per nascondere alcuni 'difetti estetici'
Ad esempio, per nascondere la calvizie, indossava parrucche grigie e argentate. E per allenare gli occhi pigri, indossava occhiali opachi con lenti forate.
5. L'artista aveva una ‘Collezione di odori permanenti’
Warhol amava documentare e attivare i ricordi usando i profumi come capsule temporali. Cambiava il suo profumo ogni tre mesi. Durante la sua sepoltura, un amico gettò un flacone della fragranza Estée Lauder Beautiful nella sua tomba.
6. Realizzò un libro di cucina davvero bizzarro
Nel 1959, insieme all'amica decoratrice di interni Suzie Frankfurt, Warhol creò un libro di cucina intitolatoWild Raspberries. Prendendo in giro il genere dei ricercati libri di cucina francesi, il duo ha scritto ricette comeOmelet Greta Garbo(da mangiare da solo), Iguana Andalusa arrostita e Gefilte (tipico antipasto della cucina ebraica) di pesci in lotta. Il libro è illustrato con 19 disegni di Warhol.
7. Warhol era gay, ma disse di essere arrivato vergine alla morte
Noto per essere omosessuale, per avere avuto diversi partner e persino per aver realizzato diverse opere con figure maschili erotiche, l'artista praticava ancora il celibato e lo confermava nel suo diario:
"Ieri stavo guardando un quiz televisivo, Blockbusters con Bill Cullen, ed erano due ragazzi neri che sfidavano una ragazza bianca nella categoria 'Lettere'. La domanda era: "Andy Warhol è un 'V'...?". E (ride) ha ottenuto la risposta giusta, ha detto "Vergine""
Warhol era un devoto cattolico bizantino. Si offrì speso come volontario in rifugi per senzatetto e ha non mancava mai le messe.
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https://evasart.it/blogs/notizie/la-vera-storia-della-foto-del-bacio-a-times-square2020-07-03T00:00:00+02:002022-09-14T13:19:55+02:00La vera storia della foto del bacio a Times Squaresavelli fabrizio
L'amore non c'entra:
Il marinaio che bacia un'infermiera, che quasi gli sviene tra le braccia: ma era vero romanticismo o si trattò di una casualità?.|
È forse la più iconica immagine della fine della Guerra: "V-J Day in Times Square": un marinaio che bacia un'infermiera, accompagnandola cedevolmente in un casqué, durante i festeggiamenti della Giornata della vittoria sul Giappone (conosciuta nei paesi anglofoni comeVictory over Japan Dayo con la sigla V-J Day).
Fu scattata alle 17 e 51 minuti del il 14 agosto 1945 dal fotografoAlfred Eisenstaedtcon una Leica IIIa, durante le manifestazioni spontanee di gioia per la fine della guerra a New York. Fu pubblicata dalla rivista LIFE, diventando l’immagine simbolo del giubilo degli americani per la fine della Seconda Guerra Mondiale. Ma come tutte le immagini che hanno fatto Storia, ha la sua storia, che un po’ contraddice quanto si vede…
La versione completa della foto.|
1. GRETA E GEORGE.Anzitutto i nomi dei protagonisti: la donna baciata è morta a settembre 2016 all'età di 92 anni. Si chiamava Greta Zimmer Friedman e faceval’infermierapresso un dentista di Times Square. Il marinaio invece si chiamava George Mendonsa. Almeno questo secondo la maggior parte dei giornalisti che hanno indagato su quella foto, visto che in tanti si sono fatti avanti dopo la pubblicazione dell'immagine.
2. PERFETTI SCONOSCIUTI.I due non si conoscevano, ma si incontrarono durante la festa in strada: tempo di bisboccia e di follia, dopo che il Presidente Truman aveva annunciato che gli Stati Uniti erano finalmente usciti dall’incubo della guerra, che gli erano costati 413 mila morti.
3. NESSUN ROMANTICISMO.»Non era proprio un bacio - ha rivelato la Friedman in un'intervista del 2005 per il progettoVeterans History- era solo qualcuno che festeggiava, non era un evento romantico. Ma solo un modo per ringraziare Iddio che la guerra fosse finita». E poi: «'Quell'uomo era molto forte. Io non lo stavo baciando. Fu lui a baciare me».
Non a caso negli anni a venire, con l’avvento delfemminismo, qualcuno ipotizzò che più che un gesto romantico quella del marinaio verso l’infermiera fu una sorta di violenza.
Time Square a New York durante i festeggiamenti nel giorno della fine della II guerra mondiale.|
4. MA NESSUNA POSA.La posa romantica del bacio era molto in voga negli anni '40 e i fotografi la richiedevano spesso ai soggetti immortalati. Ma in quel caso Eisenstaedt fu attirato da un evento spontaneo, non programmato. Chissà, forse Mendonsa voleva proprio ripetere quello che aveva visto fare in una foto. «Arrivammo a Times Square - ha raccontato lui alla CNN - quando vidi l'infermiera. Avevo bevuto qualche drink, ed ebbi l'istinto di afferrarla».
5. LA VERSIONE DEL FOTOGRAFO.«A Times Square nel V-J Day, ho visto un marinaio che correva lungo la strada afferrando qualsiasi ragazza vedesse. Che lei fosse una nonna, robusta, magra non faceva differenza. Stavo correndo davanti a lui con la mia Leica guardandomi indietro, ma nessuna dei possibili scatti mi piacevano. Poi, all'improvviso, in un lampo, ho visto che afferrava qualcosa di bianco: mi sono girato e ho cliccato nel momento in cui il marinaio baciava l'infermiera. Se lei fosse stata vestita con un abito scuro non avrei mai preso l'immagine. Lo stesso se il marinaio avesse indossato una divisa bianca.Ho scattato esattamente quattro immagini, nel giro di pochi secondi. Solo una era giusta, a causa del bilanciamento. Nelle altre l'enfasi è sbagliata - il marinaio sul lato sinistro è troppo piccolo o troppo alto. La gente mi dice che quando io sarò in cielo mi ricorderanno per questa immagine». (Alfred Eisenstaedt 1898 - 1995).
6. PERDIAMOCI DI VISTA.Poiché stava fotografando gli eventi in rapida evoluzione durante le celebrazioni, Eisenstaedt non riuscì a ottenere i nomi della coppietta per caso e i dettagli. La piazza si affollò presto e fotografo e protagonisti si persero di vista. Così negli anni a venire, in molti impostori si sono fatti avanti, affermando di essere loro Greta e George.
Ecco la versione meno pregiata dela foto del bacio, che fece il giro del mondo.|
7. UN’ALTRA FOTO.Quel bacio rubato per le strade di New York non colpì solo Alfred Eisenstaedt, ma anche il fotografo militare Victor Jorgensen, la cui foto fu pubblicata il giorno dopo sulNew York Times. I soggetti sono gli stessi, ma visti di lato. La versione frontale di Eisenstaedt evidentemente piacque di più.
8. L'OCCHIO SCIENTIFICO.Alcuni ricercatori dell'Università del Texas e dell'Iowa hannoanalizzato gli ingrandimentidegli scatti di Eisenstaedt e Jorgensen e sono riusciti a scoprire - studiando le ombre e osservando le lancette degli orologi stradali - che i due si sono baciati alle 17.51 e che le foto sono state scattate a sud della 45° strada, guardando a nord da una posizione in cui Broadway e la Settima Strada convergono.
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https://evasart.it/blogs/notizie/batman-pepsi-hulk-e-tutti-i-soprannomi-rolex2020-06-29T13:40:00+02:002022-09-14T13:19:55+02:00BATMAN, PEPSI, HULK… E TUTTI I SOPRANNOMI ROLEXsavelli fabrizio
Vi sarà già capitato di sentir parlare di orologi con nomi che non gli appartengono, spesso dovuti ad una combinazione cromatica che rimanda a qualcosa che fa parte della nostra vita quotidiana.
Secondo voi per quale motivo c’è questa necessità, soprattutto quando si parla di Rolex, di accostare un determinato modello, per fare un esempio, ad un supereroe? Che sia per motivi di rivendibilità? Per incrementare l’appetibilità e la popolarità del modello? Oppure è solo un modo per far capire più velocemente di che orologio si sta parlando?
Ma la vera domanda che vogliamo porvi è: quanti di questi soprannomi conoscete?
Oggi, noi diItalian Watch Spotter, vi presentiamo una lista dei modelli più famosi che, con i loro nomi, fanno impazzire il mercato, tanto dal punto di vista della reperibilità quanto da quello dei prezzi.
Rolex GMT master “Pepsi”
Forse il più famoso, probabilmente tra i primi ad essere battezzato con un nome che in realtà non gli appartiene.
Possiamo definire “Pepsi” tutti iRolex GMT Masterche presentano uninserto ghiera di colore rosso e blu. Naturalmente l’accostamento con il nome è nato in seguito alla palese somiglianza cromatica tra il logo della famosa bevanda statunitense e l’inserto ghiera stesso.
Diverse sono state lereferenzea montare questo tipo di inserto.Si comincia con il 6542,il primo GMTMaster sviluppato da Rolex in collaborazione con la Pan-Am nella metà degli anni ’50, di cui potete trovare un preziosoapprofondimentosul nostro sito.
Una particolarità per cui ricordiamo con gioia questo gioiello degli anni ’50 è il suosecondo nome,“Pussy Galore”, derivante dalla Bond girl che lo indossò nel film di007 “Goldfinger”.
Oggi,Rolexha ancora in catalogo un “Pepsi“. Si tratta delGMT Master IIreferenza126710BLROpresentato in versione super jubilè in occasione diBaselworld 2018. (Lo potete vedere nella prima foto in alto, sopra il “Pussy Galore”)
Il prezzo di listino di questo moderno GMT è di 8.600€ ma lo troviamo sul mercato a prezzi che si aggirano intorno ai 18.000€-19.000€. Per i prezzi e le curiosità relative invece alle vecchie referenze, vi invitiamo a leggere la prima parte dellastoria dei GMT, in attesa della seconda che uscirà presto.
Rolex GMT master “Batman”
Rimanendo sempre in temaRolex GMT Master, ecco una seconda variante cromatica del modello, questa volta coninserto ghiera di colore nero e blu: il “Batman”. Chiaro il collegamento con il supereroe della DC Comics, che sfoggiava in ogni sua impresa, il suo caratteristico costume nero e blu.
È curioso sottolineare che questa variante cromatica è sempre stata in secondo piano rispetto al sopra citato “Pepsi”ma, in seguito alla sua uscita di produzione (stiamo parlando della vecchiaref.116710BLNR), il suo valore è notevolmente aumentato. Possiamo trovarlo sul mercato ad un prezzo di circa14.000€ -15.000€.
ABaselworld 2019, Rolex presenta il suo erede anch’esso in versione super jubilè: laref. 126710BLNR. Come ci si poteva aspettare, il prezzo di mercato si discosta molto da quello di listino che è di8.600€a causa della scarsa reperibilità. Possiamo trovarlo quindi circa a17.000€-18.000€.
Rolex GMT master “Coke”
Forse il meno apprezzato della serie GMT “colorata”, ma pur sempre meritevole di un soprannome.
È una variante del “Pepsi”che presenta uninserto ghierarosso e nero. Il nome deriva dalla somiglianza cromatica con il logo di un altro colosso delle bibite gassate, laCoca Cola.
A differenza dei precedenti, il “Coke”è reperibilesolamente nella versione con inserto in alluminioe si può trovare sul mercato ad un prezzo di circa10.000€.
Questa configurazione fu inoltre la prima ad apparire sulla serieGMT-Master II, nato nel1983, che prende, oltre a quello della bibita, anche il nome di “Fat Lady”, per via della sua nuova cassa più spessa con lunetta e corona più grandi. Inutile dirlo, si parla di “Fat Lady“, ovviamente, solo se con inserto ghiera “Coke“.
Rolex GMT master “Occhio di Tigre”
Probabilmente il più bel GMT in versione acciaio-oro. Stiamo parlando delRolex GMT Master ref.16713, comunemente detto“Occhio di Tigre”, o anche “Rootbeer“. Il primo nome deriva dalla sua composizione cromatica, che richiama quella di una preziosa pietra denominata appunto “Occhio di Tigre”. “Rootbeer” invece riprende il colore della “birra di radice“, una bevanda largamente consumata negli Stati Uniti, dal caratteristico tono marrone. Il 16713 risulta essere uno dei GMT vintage più ricercati sul mercato, con un prezzo da reseller nell’ordine degli11.000€-12.000€, cosa che non ci sorprende affatto.
Rolex Submariner “Hulk”
Continuando sulla scia dei supereroi, questa volta però di Marvel Comics, incontriamo uno dei Submariner più in voga in questo momento: il famoso“Hulk”.
Non è difficile capire da dove derivi questo suo soprannome, essendo il modello caratterizzato da un quadrante ed una ghiera ceramica di colore verde. IlRolex Submarinerref. 116610LV“Hulk”è ancora disponibile nei cataloghi Rolex, ad un prezzo di listino di8.300€, ma risulta essere anch’esso di difficile reperibilità. Il suo prezzo da reseller ne risente parecchio, ed è nell’ordine dei13.000€-14.000€.
RolexSubmariner “Anniversario”
Questa particolare referenza venne presentata e commercializzata nel2003con il dichiarato intento di festeggiare i50 anni dalla nascita del Submariner, introdotto nel 1953.
Vanno a distinguersi però due versioni di questoSubmariner ref. 16610LV, che riportiamo di seguito, entrambi con due particolarità in comune, ovvero indici delle ore e lancetta dei minuti maggiorati, come nello Yachtmaster.
“Fat Four”
È la prima versione, nota ai più per il numero4sulla ghiera, differente dalla successiva versione. “Fat four“, come si può vedere, è proprio per via del numero, la cui punta sembra tagliata o schiacciata, rispetto a quella del successore.
Altre referenze sono riscontrabili nei caratteri della ghiera, nella scritta “Swiss Made” e nell’assenza delRRR, che è l’anello, sopra il quadrante, con le scritte Rolex ripetute.
“Kermit”
Fratello minore del “Fat four“, è la versione successiva, commercializzata circa dalla seconda metà del 2004. Presenta il moderno anelloRRR, scritte più grosse sulla ghiera, grafiche più marcate sul quadrante e una scritta “Swiss Made” con diversa disposizione rispetto al Submariner “Fat four”. Lo scherzoso nome“Kermit”deriva dal ranocchio “Kermit the frog”, personaggio dei Muppet, protagonista di numerosi meme sul web e disegnato da Jim Henson.
Tenete comunque presente che, sia per il “Kermit” che per il “Fat four” possiamo comunque parlare di Submariner “Anniversario”, nome dettato unicamente dallaref. 16610LV.
Benché la somiglianza sia molta, i prezzi per questi orologi sono abbastanza diversi. Il “semplice” “Kermit” si aggira attorno ai15.000€, mentre il “Fat four” è pressochè introvabile sotto i20.000€. (La variabilità dei prezzi di ciascuno dei due dipende ovviamente dalle condizioni e dal corredo.)
Rolex Submariner “Puffo”
Tra i meno visti sui polsi degli appassionati, forse per il prezzo (listino34.400€), forse per il mercato molto ristretto. Stiamo parlando delRolex Submarinerref. 116619LBdenominato“Puffo” (in inglese “Smurf”)per via del quadrante e della ghiera in ceramica, entrambi di coloreblu.
Risulta esserel’unico Submariner presente nei cataloghi Rolex ad aver bracciale e cassa totalmente costruiti in oro bianco. A differenza dell’”Hulk“, è possibile trovarlo da reseller ad un prezzo inferiore rispetto a quello di listino, intorno ai28.000€-29.000€.
Rolex Submariner “Polipetto”
Ve lo ricordate? Lo abbiamo menzionato tra i nostri lotti preferiti delle recenti aste di Ginevra.
La denominazione “Polipetto” è facilmente comprensibile guardando il quadrante, che mostra il distintivo del Nucleo Sommozzatori, per l’appunto unpolpo. Per altre curiosità su questo specialeRolex Sea Dweller, o anche solo per sapere il prezzo a cui è stato battuto, rimandiamo alnostro precedente articolo.
Rolex “Padellone”
Sicuramente le masse conosconoRolexper i suoi orologi più famosi, solitamentediver,cronografio segnatempo con ladata. Laref. 8171però ha qualcosa di più di una semplice finestrella per il giorno…
Si tratta infatti delprimo orologio davvero complicato di Rolex, prodotto per soli 4 anni, tra il1948ed il1952, con cassa oversize (38mm) da cui l’appellativo di “Padellone“. Monta un movimento automatico (cosa sorprendente per un calendario annuale) ed è stato prodotto in un migliaio di esemplari, prevalentemente in oro giallo ed acciaio, rendendo l’oro rosa più raro. (Il solo appellativoPerpetualè dato dal fatto che non usa la cassaOyster. Non è quindi un Bubbleback, anche se ha una bombatura sul centro del fondello.)
Il Rolex 8171 è sicuramente tra i più apprezzati dagli appassionati, viste le sue dimensioni pressoché perfette, il periodo storico e la complicazione. Per questa ragione gli esemplari migliori sono spesso venduti alle aste, con cifre a cinque zeri, che svettano quasi al milione per alcuni pezzi.
Rolex “Stelline”
Mentre nel1952il pugile Rocky Marciano vinceva il titolo di campione del mondo diventando una stella dello sport, a Ginevra erano ben altre le stelle su cui si concentrava Rolex. Con l’introduzione dellareferenza6062, Rolex, da sempre alla ricerca di soluzioni semplici ed innovative, decise di andare controtendenza realizzando uno degli orologi più complicati della sua storia, ben diverso dal precedente ref. 8171.
Racchiusa in una cassaOyster da 36 mmcon coronatwinlock(dunque impermeabile), si trovava un calibroA260capace di regolare un calendario annuale con data, mese e giorno, contemporaneamente ad un calendario di fasi lunari. Eppure non fu tanto questa straordinaria complicazione a stupire i collezionisti e a farli innamorare ancora oggi, bensì la curiosa forma a stella degli indici orari, che gli fece immediatamente guadagnare il soprannome di “Stelline”. E stellare è anche il suo prezzo, con stime d’asta sempre comprese tra1 e 2 milioni di euro.
Rolex “Ovetto” e “Ovettone”
Che si parli di “Ovetto” o di “Ovettone“, ci si riferisce sempre alRolex Bubbleback, traducibile in italiano come “fondello bombato“, da cui entrambi prendono il nome.
IlBubblebackfu il primo orologioRolex, presentato nel1933, ad essere davverosubacqueo(non “diver“), e non solo resistente all’acqua. (Vuoi scoprire di più su questo argomento? Abbiamo un articolo che fa per tequi!)
La sua fortuna non risiede però unicamente in questo: nel1931la maison brevetta il primomovimento Oyster Perpetual. È un grosso salto di qualità per il brand, che oggi è quasi sinonimo di “Oyster Perpetual”. Il primo segnatempo a montare suddetto movimento è proprio l'”Ovetto“, il cui fondello bombato serve proprio a lasciar spazio al rotore.
Passiamo ora alla distinzione tra “Ovetto” ed “Ovettone“. Il primo, l'”Ovetto” ha unacassa da 32mmed è il più antico dei due, reperibile in diverse configurazioni tra secondi al 6 o centrali, con o senza radio, cassa in oro giallo, rosa o acciaio e moltissime altre caratteristiche, che variano da referenza a referenza e da modello a modello. L'”Ovettone” invece è successivo, introdotto nel1945, e farà da apripista alDatejust, modello iconico di casaRolex. (Alcuni, come quello in foto, saranno infatti già dotati della scritta “Datejust sul quadrante.) Questo orologio, la cui cassa diviene di36mm, monterà la data già dalla primareferenza 4467(benché esistano Ovettoni senza data), divenendo un orologio molto diverso dall'”Ovetto“, con cui ha in comune solo la forma del fondello.
Le quotazioni di questi modelli sono quanto di più variabile ci sia, partendo da un minimo di poco più di2.000€per arrivare sopra i30.000€. La variabilità dipende soprattutto dalla conservazione, dalla coevità, dal corredo e dal quadrante.
Rolex Texano
Uno dei Rolex più strani e rari in assoluto, con stime che parlano di 1000 esemplari in oro giallo ed appena 100 in oro bianco. Animato dalmovimento Beta21, sviluppato da un consorzio di 20 brand svizzeri (tra cui Rolex) con l’obiettivo di rispondere alla crisi del quarzo giapponese, laref. 5100ebbe una brevissima vita tra il1970ed il1972. Dal design chiaramente anni ’70, la sua linea spigolosa in pesante oro massiccio ha subito ricordato ai collezionisti il carattere ruvido ed eccessivo di un ricco magnate del petroliotexano, definendo così il suo soprannome.
Se cercate il perfetto orologio da abbinare al vostro cappello e stivali da cowboy, potete aggiudicarvi un esemplare in oro giallo tra i15.000-18.000€, se preferite invece un rarissimoTexanoin oro bianco, le quotazioni stanno stabilmente sopra i100.000€, unicamente all’asta.
Rolex Daytona “Paul Newman”
Il Re deiRolex Daytona, nato con lareferenza 6239è ad oggi il fiore all’occhiello di qualsiasi collezione di vintage che voglia far parlare di sé.
Il nome deriva, ovviamente, dall’attorePaul Newman, che era solito indossarlo soprattutto in auto. Come per il “Polipetto”, anche per questo capolavoro abbiamo scritto un articolo della rubricaVintage Watch Spotterin merito, che trovatequi. Se invece volete imparare qualcosa in più suiDaytona, trovate la prima parte dellaGuida ai Daytonasul nostro sito.
Lo possiamo trovare in diverse configurazione e a diversi prezzi, ma vedremo tutto questo in un prossimo episodio…
Rolex Explorer II “Steve McQUeen” a.k.a. “Freccione”
È ancora la volta di un attore, ma non solo, per questoRolexExplorer II.
Per un qualsiasi appassionato è impossibile confondere l’Explorer II, con la sua tipica lancetta colorata a forma di freccia, divenuta ormai iconica tanto da dare un soprannome al modello.
Dal 1971 in poi, ilRolex Explorer II ref.1655passa alla storia come “Freccione”, per poi divenire “Steve McQueen”, dal celebre attore. La più grossa particolarità di questo nomignolo risiede però nel fatto che Steve McQueen non è mai stato visto con l’orologio al polso, bensì abbiamo diverse foto che lo ritraggono con un Submariner.
Per chi se lo fosse chiesto, il Rolex Explorer II ha unacomplicazionemolto semplice. Accanto all’ora comune, con ore, minuti e secondi, la lancetta arancione (indicata come di colore rosso sulle prime pubblicità dell’epoca) segna il momento della giornata nelle 24 ore, così da capire se è giorno o notte in qualsiasi situazione.
Le quotazioni nel mercato odierno si aggirano sopra i15.000€, benché possiamo considerare il 1655 sullo stesso piano di orologi come il sopra citato “Paul Newman”.
Sebbene il legame tra orologi, fumetti e bibite gassate non sia ben marcato nella storia come quello con gli attori, i nomi che vi abbiamo presentato sono una dimostrazione pratica di come l’orologeria si intrecci alla vita quotidiana non solo con il suo uso e ruolo. Per tutti i vostri amici curiosi, per voi e per chi ancora si sta approcciando a questo mondo, speriamo di aver fatto chiarezza e, perché no, di aver portato un sorriso.
Harley Quinn è un " cattivo " nato dal lavorone che fecero Bruce Timm E Paul Dini durante la lavorazione del cartone animato BATMAN ANIMATED dei primi anni novanta . Costoro introdussero una spalla al joker che potesse creare buoni momenti per la narrazione e al contempo dare un po di aria fresca alla serie che già di per sè aveva pompato nuova linfa vitale alla saga batmaniana.
Ma Timm e Dini sapevano ciò che stavano realmente facendo ? Ve lo dico io : NO.
Gli autori ,nel tentativo di creare un nuovo personaggio, non solo riuscirono nel loro intento ,ma riuscirono pienamente a creare una sorta di ICONA che avrebbe affascinato le menti più fervide in casa DC che di lì a poco si dilettarono ad adoperarla nei modi più disparati fino a farla diventare più famigerata di Catwoman e intrigante di Poison ivy ( e non nomino Jessica rabbit solo per non divagare troppo ) . Gli autori senza rendersene conto avevano creato una sorta di gallina dalle uova d'oro che avrebbe di lì a poco dato frutti quasi quanto lo stesso Batman ,e così è stato. Ad oggi il volume di gadgets e di interesse legato all arlecchina di casa Dc ha superato di gran lunga quello di altre eroine o antieroine di dc e a mio vedere anche casa Marvel ,attirando l interesse non solo di chi legge fumetti , ma soprattutto chi vuole essere " al passo dei tempi " con cosplay , tutine , atteggiamento e gadgets vari . A distanza di circa 20 anni dalla sua nascita Harley Quinn diventa una vera e propia icona figlia del suo tempo: personaggio dall aria svampita , ma letale e completamente fuori di testa , si sposa bene con i miti che oggi dilagano ( non solo nei fumetti ...) diventando una seria minaccia per DEADPOOL ( casa Marvel ) che sta facendo per la casa delle idee la stessa cosa che l arlecchina sta facendo per casa dc : introitare sempre più soldi .
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https://evasart.it/blogs/notizie/banksy-sbanca-di-nuovo-il-banco2020-06-13T00:00:00+02:002022-09-14T13:19:56+02:00Banksy sbanca di nuovo il banco.savelli fabrizio
Probabilmente la notizia la conoscete già : giovedì di settimana scorsa, il 3 ottobre 2019, presso la sede di Sotheby’s a Londra è stato battuto all’asta per 9 879 500 sterline (l’equivalente di circa 11.1 milioni di euro) un quadro diBanksyin cui i parlamentari britannici sono ritratti come dei seriosi scimpanzé.Devolved Parliamentè un imponente dipinto a olio in stile vittoriano che il misterioso artista di Bristol ha realizzato dieci anni fa, nel lontano 2009, prima che l’Inghilterra perdesse le staffe e il termine Brexit fosse ancora inventato.
A poche settimane da quella che si annuncia come l’uscita definitiva della Gran Bretagna dall’Unione Europea, prevista per il 31 ottobre prossimo, e dopo un lungo periodo di battibecchi politici d’oltremanica degni nemmeno di un’assemblea condominiale, i dirigenti della celebre casa d’aste hanno avuto la bella pensata di riproporre sul mercato quest’opera d’arte sfacciatamente satirica, il cui prezzo di vendita ha superato tutte le aspettative : dai 2 milioni di sterline inizialmente stimati, è stato aggiudicata a un anonimo compratore per una cifra quasi 5 volte superiore. L’evento ha subito conquistato l’attenzione dei media di tutto il mondo, e questo non tanto per le qualità artistiche dell’oggetto in questione : il dipinto è innegabilmente accattivante, ma in giro è pieno di dipinti altrettanto accattivanti che nessuno si fila. Sono stati i soldi, i tantissimi soldi che qualcuno è oggi disposto a pagare per un semplice quadro – in fin dei conti tale rimane – a suscitare l’enorme clamore.
Il fenomeno non è certo nuovo nell’universo dell’arte, periodicamente avvengono compravendite di manufatti artistici per montanti da capogiro, ma ciò che in questo caso trovo veramente sbalorditivo è lanonchalancecon cui l’operazione è stata orchestrata. Che il dipinto di Banksy fosse ceduto a un prezzo assurdo era talmente ovvio, talmente prevedibile, talmente calcolato… beh, ecco, era talmente banale che tutta la faccenda mi è sembrata l’ennesima presa per il culo. Ma davvero ci si aspetta che noi, poveri beccaccioni incapaci di distinguere la spedizione dei Mille dalle mirabolanti imprese dell’Uomo Ragno, diamo ancora credito alla favoletta dell’artista geniale e mascherato che produce opere dal valore esorbitante ?
Più che un creativo fenomenale dall’identità sconosciuta, uno che è sufficiente mettergli in mano una bomboletta, un pennello o una semplice matita e lui ti tira fuori un capolavoro dell’arte contemporanea, Banksy è ormai diventato un marchio di fabbrica pari a Grana Padano o al meglio Louis Vuitton : basta il suo nome ed è subito jackpot. Poco conta, allora, che i suoi graffiti, i suoi dipinti e gli schizzi che realizza per strada trattino temi sensibili quali la violenza poliziesca, la guerra o l’inquinamento atmosferico, oppure che di tanto in tanto se ne esca con audaci provocazioni come quadri costosissimi che si autodistruggono o disegni originali venduti per qualche spicciolo al margine di Central Park ; finché le sue opere continuano ad alimentare la spirale speculativa del mercato dell’arte, la credibilità di Banksy agli occhi di noi ingenui sognatori rimane quella di un supereroe dei fumetti.
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https://evasart.it/blogs/notizie/addio-christo-grande-artista-contemporaneo2020-06-06T13:52:00+02:002022-09-14T13:19:56+02:00ADDIO CHRISTO, GRANDE ARTISTA CONTEMPORANEOsavelli fabrizio
AVEVA REALIZZATO LA STUPENDA INSTALLAZIONE SUL LAGO D’ISEO PER “CAMMINARE SULL’ACQUA”
È scomparso ieri a 84 anniChristo Vladimirov Javacheff, tra i maggiori esponenti dell’arte contemporanea.Artistache ho amato molto, sopratutto per la sua opera del 2016The Floating Piers sul Lago d’Iseo. Christo, nato in Bulgaria, è stato tra i più grandi esponenti della Land Art e con la sua arte modificava e ridisegnava il paesaggio. 50 anni di carriera nei quali ha più volte imballato e impacchettato il mondo, dallaPorta Pincianaa Roma, 1974, alReichstagdi Berlino (’95), dalPont Neufdi Parigi (’85) allaKunsthalledi Berna. In questo 2020 avrebbe dovuto impacchettare l’Arco di Trionfoa Parigi, ma il progetto è stato rinviato per la pandemia e riprogrammato all’autunno 2021. Sicuramente la sua opera definitiva.
COSA VOLEVA DIRCI, CHRISTO?
Voleva cambiare l’immagine dle mondo, con opere grandiose, da vivere e fotografare.
“Non voglio usare chiavi politiche, letterarie o religiose per parlare del mio lavoro. Il mio lavoro è la cosa in sé. Se vogliamo, è politica in sé. Avete idea di cosa può voler dire ottenere i permessi per impacchettare il Reichstag? Convincere Mister Kohl e tutto il Bundestag? Costringerli a votare qualcosa che non esiste ancora, se non nell’immaginazione? Questa è vera dimensione politica, non illustrazione della politica, ma pura visione politica”.
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https://evasart.it/blogs/notizie/piero-manzoni-la-merda-l-artista2020-06-06T13:46:00+02:002022-09-14T13:19:57+02:00Piero Manzoni, la merda, l’artista.savelli fabrizio
Una di quelle cose che ti chiedono molte persone appena sentito che sei appassionato d’arte contemporanea : ma tu, sinceramente, che cosa ne pensi di quell’artista che ha messo la sua cacca in scatola e l’ha esposta al pubblico ? Da parte mia, vi confesso, la risposta solitamente si limita a una scrollata di spalle, seguita da qualche farfugliamento incomprensibile : la stessa reazione che ci si potrebbe aspettare da un tifoso juventino interrogato sulla retrocessione della sua squadra in serie B qualche anno fa.
A pensarci bene, tuttavia, la curiosità è lecita, e la domanda abbastanza prevedibile. La cacca, e in particolar modo la cacca di provenienza umana, ha sempre esercitato sulla gente un fascino perverso, un disgusto così forte da provocare, in alcuni casi estremi, quasi una forma d’attrazione ; il fatto pertanto che qualcuno abbia pensato d’inscatolarla al fine di spacciarla per un oggetto artistico non può che stimolare interrogativi e dibattiti, anche tra persone che di arte si interessano molto limitatamente.
La cacca inscatolata è effettivamente un’opera d’arte prodotta in serie : novanta barattoli di latta, del tutto simili a quelli comunemente utilizzati per contenere la carne, che nel 1961 l’artista italianoPiero Manzoniriempì delle proprie feci ed etichettò con la sfacciata dicitura diMerda d’artista. Una delle operazioni più azzardate nella storia dell’arte del ventesimo secolo, se non nella storia dell’arte tout court, che valse al suo promotore celebrità planetaria ma anche lo inchiodò per sempre nel ruolo d’artista dedito alla coprofilia –quello che ha messo la sua cacca in scatola, appunto. E dire che Piero Manzoni era un uomo di cultura raffinata,figlio di aristocratici lombardi e lontano discendente dello scrittore più odiato dagli studenti italiani di tutti i tempi, l’esecrabile autore del romanzoI promessi sposi.
Nato a Soncino, in provincia di Cremona, il 13 luglio 1933, Manzoni studiò a Milano, prima al liceo classico presso i Gesuiti poi alla Facoltà di Legge dell’Università Cattolica. Introdotto ancora giovanissimo nell’ambiente artistico milanese per il tramite della sua famiglia, iniziò a dipingere a diciassette anni, passando presto dalla ritrattistica e l’illustrazione di paesaggi a temi più d’avanguardia. Erano, quelli, gli anni in cui Palazzo Reale accoglieva lo sconvolgenteGuernicadi Pablo Picasso per una mostra di risonanza mondiale, veniva innalzato il celebre grattacielo Pirelli progettato dall’architetto Gio Ponti e i bohemien meneghini s’incontravano al bar Jamaica di via Brera per bere un bianchino, sgranocchiare noccioline e discutere del più e del meno : pittori, scrittori, fotografi e giornalisti condividevano esperienze, punti di vista e qualche segreto del loro mestiere.
Piero Manzoni respirava a pieni polmoni il fermento creativo che aleggiava nella Milano del secondo dopoguerra, ma a influenzarlo era anche la sperimentazione d’oltralpe, in particolare quella francese e tedesca. Gli artisti dell’epoca avevano abbandonato i codici tradizionali della rappresentazione per concentrarsi sulla ricerca materica : la materia, anzi, la riflessione sull’elaborazione materica, era la vera protagonista dei loro lavori. Intanto che Lucio Fontana bucava le tele e Yves Klein registrava il brevetto di una tonalità di blu da lui inventata, il giovane Manzoni impiegava gesso, feltro, colla, caolino, fibre di vetro e altri materiali per produrre la serie degliAchrome, opere incentrate sull’assenza di colore.
L’idea che pian piano si faceva strada nella testa di Piero Manzoni, esposta peraltro in diversi suoi scritti, era quella di un’arte organica, ossia un’arte composta da oggetti viventi : nel 1959, infatti, egli firmava corpi umani come se fossero creazioni artistiche, mentre l’anno seguente, in occasione di una performance pubblica, faceva la stessa con delle uova sode che venivano poi offerte in pasto alle persone presenti. Ad anticipare la famosa pensata degli escrementi in barattolo era un assortimento di quarantacinque palloncini di gomma che lui stesso gonfiò e definì enfaticamenteFiato d’artista, e da lì, dall’aria alla cacca, il passo fu breve ; nell’agosto del 1961, presso la Galleria Pescetto di Albissola Marina, furono presentate per la prima volta al pubblico le novanta lattine cilindriche della serieMerda d’artista.
Piero Manzoni, stando a quanto scritto sulle lattine stesse, aveva concepito quest’opera qualche tempo prima, nel mese di maggio, riempiendo ogni barattolo con trenta grammi dei propri escrementi e numerando in ordine crescente i pezzi dell’insolita collezione. Il prezzo con cui le scatolette erano messe in vendita equivaleva a quello di trenta grammi d’oro, così da evidenziare il parallelo tra mercato dell’arte e semplici logiche consumiste. L’evento, immaginerete facilmente, provocò subito lo scandalo tra il pubblico dei benpensanti :va bene l’orinatoio proposto come opera d’arte da Marcel Duchamp, vanno bene anche i rifiuti assemblati creativamente da Robert Rauschenberg, ma la merda, no, dai, la merda proprio no !
L’artista, com’era giusto attendersi, non fornì spiegazioni su ciò che aveva creato, di conseguenza intellettuali d’ogni sorta poterono davvero sbizzarrirsi nel cercare possibili interpretazioni. Aldilà del facile sberleffo nei confronti di critici e collezionisti d’arte, ormai disposti ad accettare di tutto, persino la cacca, purché fosse opera di un pittore o di uno scultore affermato,Merda d’artistasuscitò in alcune persone reazioni inattese, quasi commosse : Piero Manzoni, dicevano, ha raggiunto una tale dedizione all’arte da cedere una parte di se stesso ai fini della creazione. Le feci, dopotutto, sono il prodotto diretto del nostro organismo. Il giovane artista, sfortunatamente, poté poco assaporare la notorietà procuratagli dall’ardimentoso exploit ; il 6 febbraio del 1963, a trent’anni nemmeno compiuti, fu colpito da un infarto letale mentre lavorava nel suo atelier milanese.
La merda che aveva prodotto e inscatolato, tuttavia, si diffuse presto in tutto il mondo, raggiungendo importanti musei e collezioni private e continuando a salire di prezzo ; l’ultima volta che un pezzo della serie fu battuto all’asta, nel dicembre 2016, il compratore se l’aggiudicò per 275 mila euro. La domanda che in molti continuano a porsi, a oltre mezzo secolo dal celebre episodio, ruota attorno al contenuto delle novanta opere d’arte : ma dentro quelle scatolette così linde e asettiche, c’è davvero la cacca di Manzoni ? Un giorno di qualche anno fa, un artista francese provò a schiuderne una e vi trovò un’altra scatoletta, più piccola, etichettata nella stessa maniera. Come se l’attività creativa consistesse semplicemente nell’atto di aprire, aprire, aprire… fino a scovare un bel pezzo di quella cosa scura e un poco maleodorante che ci piace tanto : l’arte.
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https://evasart.it/blogs/notizie/la-street-art-venduta-nelle-gallerie-d-arte2020-06-06T13:44:00+02:002022-09-14T13:19:57+02:00La street art venduta nelle gallerie d’arte ?savelli fabrizio
Qualche mese fa, in occasione di una grande mostra distreet arta Lione, città in cui vivo, sono riuscito a scambiare quattro chiacchiere con un glorioso rappresentante di questa moderna espressione artistica. Un uomo alle soglie della cinquantina, cappellino da baseball calcato in testa, occhiali dalla montatura spessa, felpa con cerniera lampo aperta fino all’ombelico, pantaloni dieci taglie superiori alla sua : insomma, il guerriero della strada generazione anni ’70 leggermente imbolsito e con qualche ruga sulla fronte.
A conclusione del nostro breve scambio d’idee, interrotto spesso da clamorose pacche sulle spalle al mio interlocutore da parte di anonimi passanti, mi sono azzardato a domandare che cosa lui ne pensasse degli street artist che vendono le loro opere nelle gallerie d’arte. Da qualche anno a questa parte, infatti, l’arte che era solitamente confinata alle pareti degli edifici urbani, dei tunnel della metropolitana, dei vecchi capannoni industriali, ha sviluppato un proprio mercato fatto d’intermediari commerciali e danarosi collezionisti. Solo un povero tapino quale il sottoscritto poteva sollevare una questione del genere.
Anche noi dobbiamo mangiare !mi è stato risposto con aria indignata, prima che fossi lasciato a meditare da solo sull’insolenza e l’ignoranza di cui avevo dato prova. Già, perché io sono un ignorante : mica uno che scrive, dipinge, crea magnifici scenari colorati sui grigi muri delle grigie città. Oltre ad avermi gettato in una condizione depressiva in cui tuttora mi dibatto, tra rantoli, insonnie e giornate passate a vedere e rivedere vecchie puntate del Grande Fratello registrate su cassette VHS, credo che l’infelice episodio sia per me stato fonte di un’interessante riflessione.
Prima di tutto, ho capito che quando si fa una domanda intelligente non ci si può attendere una risposta stupida – o forse vale il contrario ? A parte questo, a parte questa bagatella da ragazzini, l’interrogativo da me rivolto allo street artist non voleva essere provocatorio, o peggio ancora tendenzioso, ma la reazione che ha prodotto dimostra quanto tocchi effettivamente un tema scomodo. E dato che a me piacciono le posture scomode, le situazioni problematiche, le elucubrazioni tortuose, riformulerò in maniera più precisa la domanda e cercherò, nel mio piccolo, di elaborare qualcosa che somigli a una risposta.
Mi chiedo, allora : ha senso che della street art venga fatto commercio attraverso i canali distributivi convenzionali, nella fattispecie le gallerie d’arte ? Per introdurre il discorso e quindi argomentare la mia posizione, ritengo opportuno fare una breve digressione riguardo le radici di questa forma d’arte e circoscriverne il campo d’azione. La street art, nota altresì comearte urbana, è un’espressione artistica a cui è stato dato degno riconoscimento solo in tempi relativamente recenti, più o meno dalla fine degli anni ’60 del ventesimo secolo con la nascita del graffitismo americano, ma che a pensarci meglio ha origini ben più remote. I muri delle città, infatti, si sono prestati fin dall’antichità ad accogliere scritte e disegni di comuni cittadini, sia per comunicare un preciso messaggio sia per appagare un semplice gusto decorativo, sostituendosi in questo alle pareti delle caverne sulle quali l’uomo preistorico realizzava le pitture rupestri.
All’indomani della contestazione studentesca del 1968, quando gli Stati Uniti sono ancora scossi dal movimento per i diritti civili degli afroamericani e impantanati sul piano internazionale nella catastrofica guerra del Vietnam, nelle popolose città della costa occidentale nordamericana si accendono i primi focolai di un fenomeno che in seguito attecchirà in tutto il mondo. A Philadelphia, New York, Baltimora, i giovani dei quartieri disagiati si armano di bombolette spray, barattoli di vernice e grossi pennelli per lanciarsi nella loro personale conquista dello spazio urbano.
Sulle facciate e i portoni dei palazzi, nei vagoni della metropolitana, sui manifesti pubblicitari per strada iniziano allora a comparire scritte abusive a caratteri gonfi e colorati, talvolta realizzate con cura e più spesso semplicemente abbozzate : sono la manifestazione di un malessere ma anche la rivendicazione di un’identità, di un’appartenenza sociale, di un orgoglio clandestino. Senza voler diffondere alcun messaggio o dottrina, e senza avere l’ambizione di seguire una linea artistica, queste iscrizioni per la loro stessa natura illegale esprimono una presa di posizione politica. Contro gli adulti, contro i divieti, contro le autorità. E soprattutto contro il sistema.
Dagli Stati Uniti, dove viene per lo più considerata alla stregua di puro vandalismo, la street art si diffonde in altri paesi, entrando in contatto con correnti artistiche locali e subendone l’irrimediabile influenza. Nei bassifondi di Parigi, nelle favelas brasiliane, sul muro che divide in due Berlino, scritte variopinte e illustrazioni giganti gridano gioie e miserie di una generazione, e presto c’è qualcuno che vede in loro una grande opportunità di guadagno. Già nella New York degli anni ’80, mentre il crimine impazza nei sobborghi e i banchieri di Wall Street si avventurano in investimenti ad alto rischio,i lavori di artisti cresciuti sulla strada quali Keith Haring oJean-Michel Basquiatsono assimilati a prodotti avanguardistici e venduti per somme importanti ; un ventennio più tardi, quando il mercato dell’arte si è ormai spalancato a questa corrente creativa, è possibile acquistare dipinti, stampe e fotografie di street artist affermati in gallerie specializzate. Le opere dei graffitari più celebri, come la star internazionale Banksy, sono addirittura rimosse dai muri urbani per essere battute all’asta.
Non è la prima volta che attorno a un fenomeno di controcultura, di ribellione, si sviluppa un grande giro di soldi ; recentemente è accaduto con la musica rap, in tempi più lontani avvenne invece con il cristianesimo. Nel caso della steet art, a chi ne evidenzia la congenita incompatibilità con le logiche commerciali, spesso viene opposto l’argomento alimentare: eh, ma anche loro, anche i graffitari, i writers e gli artisti urbani in genere devono guadagnarsi da vivere ! Il pane non va levato di bocca a nessuno, tantomeno a delle persone che contribuiscono a rendere le città meno austere : che male può fare, pertanto, la vendita di un disegno firmato da uno di quei bravi ragazzi che la notte ricoprono di colori e illustrazioni scialbi edifici metropolitani ? Nessun male, anzi, si smuove l’economia, rifluisce il capitale, tintinna il nichelino. L’unico inconveniente, forse, è che nel prossimo futuro l’arte della strada perda quel carattere clandestino che le era proprio e diventi un semplice espediente promozionale.
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https://evasart.it/blogs/notizie/i-certificati-di-autenticita-nellarte2020-03-03T17:47:00+01:002022-09-14T13:19:57+02:00I CERTIFICATI DI AUTENTICITÀ NELL'ARTEsavelli fabrizio
Cosa sono, come sono e come dovrebbero essere
Marco O. Avvisati
Oltre ad offrire al genere umano la possibilità di esprimere le sue abilità immaginative e tecniche, l'arte si è evoluta fino a diventare un vero e proprio business commerciale, e chi segue queste nostre pagine lo sa bene. Come tale, ha un mercato di acquirenti e venditori, e in questo contesto ed in piu con l'internazionalizzazione e finaziariarizazione del mercato, il ruolo del certificato di autenticità o COA rappresenta l'accessorio più importante che permette della circolazione e la negoziazione delle opere d'arte. In particolare, nel corso dell'ultimo secolo, i certificati hanno permesso che le opere d'arte fossero posizionate come prodotti di marca, in quanto atti legali, dichiarazioni legali e fatture fiscali.
Un COA di Savelli Fabrizio.
Come tutti gli altri beni ad alto od altissimo valore aggiunto, l'arte stessa è cresciuta, anche i relativi certificati di autenticità sono stati vittime di falsari; se è difficile (ma possiblile) produrre un falso su di un'opera della creatività, i certificati che la corredano sono tecnicamente piu facili da manipolare. Anche se il mondo dell'arte è in attesa di un database universale e centralizzato che potrebbe anche essere digitale, un vero e proprio COA è comunque qualcosa che dovrebbe sempre accompagnare ogni opera d'arte, senza eccezioni, fornendo tutte le informazioni necessarie per l'acquirente e tenendo valore dell'opera d'arte .
La certificazione tramite DNA di Tagsmart
Interessante per il futuro è l'innovazione introdotta da due anni dalla ditta inglese Tagsmart; unica azienda di autenticazione che offre i servizi di fornitura di servizi di provenienza e certificazione al mercato dell'arte. L'azienda utilizza i tagfisici del DNA per identificare le opere tramite una piattaforma online. Le prospettive sono interessanti per questa tecnologia ma oggi ci occupiamo delle certificazioni che potrete trovare correntemente sul mercato.
Cos'è un certificato di autenticità nell'arte?
Per qualsiasi prodotto che acquistiamo in generale, abbiamo bisogno di una sorta di documento per dimostrare la sua provenienza, la garanzia di qualità, il marchio o chi lo ha prodotto. Il certificato di autenticità per un'opera d'arte è un documento che contiene questi dati ed è essenziale per tutti i gli attori del commercio. Il COA è creato dall'artista, o qualcuno che è un esperto della loro opera, per aiutare i collezionisti a dimostrare che è autentico e verificare la sua qualità.
La firma di Salvador Dalì arrichhita da schizzi del maestro
Nel mondo delle belle arti, un pezzo accompagnato da un COA fatto da un artigiano professionista e praticante, creando quindi una chiara distinzione dal lavoro dilettantistico e attribuendogli un potenziale valore collezionabile. In parole povere, il certificato fornisce credibilità e potrebbe essere considerata una promessa che il pezzo in questione è fatto di materiali adeguati ed è destinato a durare a lungo nelle mani del suo nuovo proprietario. Legalmente parlando, protegge dalle frodi e dalle violazioni del copyright a livello internazionale.
L'unica ricevuta di vendita affidabile
Un certificato di autenticità viene solitamente fornito al momento della vendita, indipendentemente dal fatto che venga acquistato direttamente dagli artisti, da altri collezionisti o da istituzioni artistiche quali gallerie, musei, istituti.
A sinistra: Sol LeWitt - Americano 1 2 3 4 5 6, 1978 / Destra: certificato di autenticità di VMFA.
Serve come unica ricevuta di vendita affidabile, e non solo dovrebbe essere presente insieme al pezzo, dovrebbe anche essere completo e contenente tutte le informazioni per descrivere il lavoro in questione. Senza questi due fattori, non c'è argine alle possibili frodi per cui gli imbroglioni di turno possono crearsi il proprio, falso COA, in particolare quando si tratta del mercato dell'arte online. In questo caso, è importante ricordare che i certificati digitali sono validi, purché siano dettagliati e, ovviamente, autentici.
Che cosa deve avere un COA autentico?
Un COA valido in arte deve indicare i dettagli specifici di un'opera d'arte. Prima di tutto, come accennato in precedenza, il miglior autore di un certificato è l' artista che ha realizzato il lavoro, ma non sempre è possibile, ed allora questo ruolo lo ricopre qualcun altro, più probabilmente il loro editore, commerciante o agente, o qualcuno che è un buon conoscitore del loro lavoro e stile. Se questo è il caso, il COA dovrebbe fornire il loro nome, i dettagli di contatto completi e attuali e la natura della loro relazione con l'autore. In ogni caso, gli autori dei certificati dovrebbero essere rintracciati facilmente in qualsiasi momento, preferibilmente sapere dove si trovano ed il loro sito web.
Se ci sono persone o società coinvolte nella produzione artistica, anche questo dovrebbero essere citate. Successivamente, c'è il titolo completo e preciso del pezzo e la data di realizzazione. A seconda del mezzo, ci possono essere date diverse: per i dipinti e le sculture, ad esempio, c'è una data, mentre per le stampe e le fotografie, c'è la data di realizzazione dell'originale, la data di quella particolare edizione di stampa, e la data di firma della stampa. Da questi elementi, gli storici dell'arte possono comprendere la cronologia della carriera di un artista ed avere una visione migliore della loro opera.
Il certificato di autenticità di "Vesuvio di Andy Wharol
Un altro elemento importante del COA è il supporto o tutti i materiali utilizzati nella creazione del pezzo in questione. Più precisi sono, più aiutano il proprietario a conservare l'opera per garantire la longevità e preservarne la qualità; allo stesso tempo, forniscono informazioni sul processo creativo stesso. Per le stampe di un'opera d'arte originale su un altro supporto, devono essere elencate sia il materiale dell'originale che quella della stampa.
Questo può andare dal il tipo di vernice o inchiostro, il dispositivo di stampa, il tipo di tela o di carta, il peso e qualsiasi proprietà archivistica pertinente o nota. Preferibilmente, il certificato dovrebbe anche contenere un'immagine dell'opera stessa per il confronto. Accanto a questo, abbiamo le dimensioni. Se la grafica è incorniciata, il certificato indicherà probabilmente la dimensione del pezzo stesso, così come la sua dimensione con la cornice. In caso contrario, le informazioni precise aiuteranno il proprietario a scegliere la cornice giusta. L'utilità delle misure oltre che per aspetti pratici rispetto alle dimensioni e di valore dell'opera ha la sua importanza per l'acquirente di verificare se il pezzo è stato modificato negli eventuali passaggi di mano.
Infine, un certificato deve essere siglato con la firma originale dell'autore dell'opera, seguita da una dichiarazione sul copyright, in caso di artista non piu in vita allora la responsabilità anche penale del certificato deve essere autografata dal rivenditore. Dovrebbe indicare il detentore del copyright e, eventualmente, la legge applicabile e i diritti di riproduzione, se ce ne sono. È possibile che il lavoro sia sotto licenza pubblica o che alcuni diritti siano riservati; in questo caso, la copia del lavoro potrebbe essere consentita.
Il catalogue raisonnée per le stampe di Ellsworth Kelly
Mentre le informazioni elencate finora dovrebbero essere considerate obbligatorie, ci possono essere degli "extra", come i titoli dei libri di riferimento, riviste o risorse simili che contengono informazioni specifiche o correlate su quell'opera d'arte o l'artista; informazioni su possibili mostre, le tecniche utilizzate per creare l'immagine, il suo oggetto, i commenti dell'autore sul pezzo ...
Certificato di autenticità per le stampe
Quando si tratta di singoli pezzi d'arte, il certificato di autenticità è facilmente definito ed è, come l'opera un pezzo unico. Per stampe o opere d'arte che rientrano in un'edizione di multipli, ci sono alcuni dettagli aggiuntivi che dovrebbero essere segnalati. In questi casi, il COA includerà il numero di quella particolare stampa all'interno dell'edizione e quale sia la tiratura dell'edizione; se questa è la quarta stampa su 10, indicherà 4/10, facendoci capire che l'edizione è limitata. Se è aperto, d'altra parte, significa che più pezzi possono essere prodotti in qualsiasi momento, anche questo verrà dichiarato. Spesso il primo pezzo di una serie viene apprezzato maggiormente dai collezionisti, ma questo è piu un vezzo che altro.
Marilyn Monroe e Liz Taylor litografie di Andy Warhol (dietro) - numeratea mano e firma stampata
Il documento dovrebbe anche fornire informazioni sul numero di stampe e prove che sono firmate e numerate, o solo firmato o numerato se l'edizione è una riedizione o postume; se fa parte di una serie di edizioni, come prova di artista, prova di stampa, trasferimento ecc .; dovrebbe essere indicato anche lo stato della piastra o del master, ad esempio se è stato distrutto o archiviato, se il master è stato distrutto, l'edizione è veramente limitata; e così via. Se lo stampatore non è l'artista stesso, dovrebbe essere presente anche la loro sigla.
Man ray - , cadeau 1921/1974
Tutte le stampe in edizione limitata di noti artisti sono documentate in libri chiamati catalogue raisonnée. Se tale libro esiste, il numero di catalogo o la voce corrispondente per l'opera d'arte in questione sono annotati sul suo certificato di autenticità. Sempre che l'edizione corrente sia stata pubblicata dopo la realizzazione dell'opera. Oltre a questo, potrebbero esserci anche informazioni su precedenti proprietari, nomi di rivenditori, gallerie e persino aste che lo hanno venduto.
Anche se il reato di rilascio di tali certificati è punibile dalla legge e comporta persino pene detentive, è sempre consigliabile essere sicuri che dispiaciuti, motivo per cui gli acquirenti e gli artisti sono sempre invitati a ridurre al minimo i rischi in uno sforzo congiunto e mantenere l'integrità e il valore delle opere d'arte a un livello che meritano giustamente.
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https://evasart.it/blogs/notizie/ipad-consacrato-come-strumento-da-disegno-da-david-hockney-il-piu-grande-pittore-inglese-vivente2020-01-08T10:21:00+01:002022-09-14T13:19:58+02:00iPad consacrato come strumento da disegno da David Hockney, il più grande pittore inglese vivente!savelli fabrizio
Spesso abbiamo parlato di applicazioni per iOS progettate per consentire agli utenti di utilizzare gli iDevices come strumenti per il disegno. In un primo momento, quando ancora iPad non era stato lanciato sul mercato, queste applicazioni, pur dotate di ottime caratteristiche software e di un eccellente feedback tattile, risentivano delle ridotte dimensioni del display di iPhone ed iPod Touch. Con la commercializzazione di iPad non solo questo limite è stato notevolmente attenuato, o addirittura eliminato, ma è migliorata ancor di più la qualità delle applicazioni per il disegno, tanto da consacrare iPad come vero e proprio strumento professionale, anche per coloro che operano in questo settore. Emblematico è il caso di David Hockney, probabilmente il più grande pittore inglese vivente, che, volendo dipingere “L’arrivo della natura” ha deciso di realizzare ben 52 quadri proprio con iPad e con un’applicazione del costo di appena 8 sterline. Dopo il salto maggiori dettagli.
In questi giorni alla Royal Academy of Arts di Londra è possibile visitare una monografia dedicata a David Hockney costituita da ben 52 quadri sulla primavera; in particolare si tratta di cinquantuno stampe grandi un metro e mezzo l’una ricavate da disegni fatti a mano con iPad ed un dipinto ad olio grande quindici metri.
Ciò che ci ha indotti a segnalare la notizia è, appunto, la particolare circostanza chei disegni sono stati realizzati con iPad, nonché le peculiari dichiarazioni rilasciate dall’autore, pubblicate suRepubblica.it e che riportiamo di seguito.
“Ho sempre desiderato fare un grande quadro sull’arrivo della primavera, quando le foglie cominciano a sbocciare sugli alberi e pare che volino nello spazio in un modo meraviglioso“. Invece di farne uno, però Hockney ne ha fatti 52, utilizzando “un’applicatazione che costa appena 8 sterline e che ti permette di dipingere con le dita sullo schermo, facendo il pennello grosso o fino, mescolando il colore, cambiando la luminosità“. Eriguardol’iPad ha affermato: “…e puoi tenerti questo apparecchietto in tasca, non hai bisogno di portarti dietro nulla, né tele, né matite, né acqua, niente di niente. Oh, come sarebbe piaciuto l’iPad a certi artisti del passato, a Tiepolo, a Van Gogh. L’unico svantaggio è che non senti la resistenza della carta alla matita o al pennello, un fattore importante per chi disegna o dipinge, ma i vantaggi superano gli svantaggi“.
Sebbene l’opera sia dedicata alla primavera, in realtà, per realizzarla, il pittore ha impiegato ben quattro primavere: la prima per osservare, la seconda e la terza per preparare, fare bozzetti, immaginare il tutto, e la quarta per dipingere, sull’iPad o su tela, i 52 quadri intitolati “The arrival of spring in Woldgate, East Yorkshire, in 2011“.
Sempre secondo quanto si evince dalle dichiarazioni pubblicate suRepubblica, è probabile che l’idea di realizzare l’opera sia venuta al pittore dal tornare a casa, nello Yorkshire, dopo aver vissuto molti anni in America. Hockney, infatti, al proposito ha dichiarato: “Sì, ho passato trent’anni in California, dove la primavera è breve, quasi non te ne accorgi, è sempre estate da quelle parti, così tornare a casa ha avuto un grande impatto visivo e la primavera è uno stupendo spettacolo da guardare“.
Oltre ad aver dedicato i cinquantadue dipinti alla primavera, Hockney l’ha anche filmata con diciotto telecamere mobili attaccate alla propria jeep.
Che dire: dobbiamo sempre più prendere atto di quanto i prodotti rivoluzionari realizzati da Apple, giorno per giorno, stiano modificando la quotidianità di ciascuno di noi, sia in campo personale che professionale!
Cosa ne pensate?
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https://evasart.it/blogs/notizie/chi-e-banksy-analisi-curiosita-e-spiegazione-delle-opere-piu-famose-12020-01-04T19:36:00+01:002022-09-14T13:19:58+02:00Chi è Banksy? Analisi, curiosità e spiegazione delle opere più famosesavelli fabrizio
Banksyè un artista e writer inglese, considerato il maggior esponente della Street Art, nota anche come Post-Graffiti e Guerrilla Art.Nelle sue opere i temi trattati sono quelli della critica alla società occidentale, toccando temi quali lapolitica, la cultura, l’eticain modosatiricoepungente,utilizzando nei murales un umorismo e un cinismo oscuro. Manipolando i codici comunicativi della nostra cultura di massa,Banksyè in grado di sensibilizzare i destinatari sulle problematiche proposte e di trasformare il tessuto urbano delle città occidentali in luogo di riflessione artistica. Le opere dell’artista di Bristol sono piene di un’estetica diretta e intelligibile, come quella di unmanifesto pubblicitario,che li sottrae alla marginalità e li restituisce alla fruizione della massa a punto tale che le opere risultano leggibili anche dai bambini.
Banksynon vende le sue creazioni, anzi è contro il mercato delle opere; l’arte deve essere accessibile a tutti e, proprio per questo motivo, la fruizione avviene su strade, mura e ponti di città in tutto il mondo. Sul sito ufficialedell’artista è possibile scaricare gratuitamente le sue creazioni.
Chi è Banksy? Qual è la sua vera identità?
La vera identità di Banksy resta tutt’oggi segreta,anche se uno studio del 2008, condotto dal Mail on Sunday mediante tecnologie usate dalla polizia per ricercare i criminali, ha fatto corrispondere l’identità dell’artista con quella di Robin Gunningham.Alcuni identificano il graffitaro conRobert Del NajadeiMassive Attack, a causa di un accenno involontario dello stesso durante un’intervista. Nonostante tutto continuano i dibattiti sulla vera identità, diverse teorie fanno risalire Banksy ad unadonna o a uncollettivo di artisti.
Pare certo che sia nato e cresciuto aBristol,e oggi avrebbe circa43 anni.Il giornalista del Guardian Simon Hattenstone l’ha incontrato a Londra nel 2003 in una rarissima intervista faccia a faccia. Hattenstone lo descrive“bianco, di 28 anni, casual e trasandato, in jeans e maglietta, con un dente, una catenina e un orecchino d’argento”. Nell’articolo emerge che Banksy avrebbe cominciato a 14 anni, che ha avuto problemi a scuola fino a essereespulsoe che è stato anche inprigioneper piccoli reati, certamente per il suo lavoro di artista…
L’inizio della carriera di Banksy
Banksyiniziò a essere conosciuto perchéintroduceva illegalmente le sue opere nei museilondinesi: il primo passo era scegliere la sala per determinate caratteristiche, in seguito si recava incappucciato all’interno del museo per portare il quadro e scappare immediatamente.
I soggetti maggiormente eseguiti in questa fase erano quadri antichi modificati con gli stencil o con la bomboletta. Il motivo di queste incursioni nei musei era quello disensibilizzare il pubblico sul capitalismo e sulla sicurezzaperché, anche se le opere erano presto eliminate dagli addetti alla sicurezza, restavano in rete i suoi gesti e ciò suscitava molto scalpore.
Spiegazione delle opere più famose di Banksy
Cat (Gatto) – Gaza, Febbraio 2015
Nel Febbraio del 2015 Banksy gira un video a Gaza per mostrare la situazione dopo la guerra con Israele, in cui sono morte più di 2.000 persone e 100.000 invece restano sfollate. L’artista ha commentato:
Un uomo mi ha chiesto cosa significasse la mia opera, e ho spiegato che volevo mostrare la distruzione di Gaza mettendo foto sul mio sito, ma che la gente su Internet guarda solo foto di gattini.
Bird of a Feather (Uccelli della stessa Specie) – Essex, Settembre 2014
L’opera, realizzata nella regione inglese dell’Essex, oggi non esiste più in quanto il consiglio locale l’ha ritenuta razzista e offensiva. Raffigurava cinque piccioni che mostrano cartelli contrari all’immigrazione (tra cui“tornatene in Africa”) ad un sesto uccello più esotico. Giocando con il tema dell’immigrazione e della migrazione dei volatili, il muralesalludeva alle elezioniche si sarebbero svolte da lì a poco in cui si dava per probabile vincitore un candidato del partito euroscettico Ukip.
Spy Booth (La Cabina Spia) – Cheltenham, Aprile 2014
A Cheltenham, sempre nel Regno Unito, si trova la sede dell’agenzia del governo per le comunicazioni, la Gchq, coinvolta nelle attività dispionaggiodella National Security Agency americana. Il murales ritrae delle spie in impermeabile, con microfoni e registratori, vicino a una cabina telefonica. L’opera è unomaggio a Edward Snowden,l’attivista che ha pubblicato i file che hanno svelato al mondo lo spionaggio sulle comunicazioni dei cittadini europei e americani.
Sweep it Under the Carpet (Spazzalo sotto il tappeto) – Londra, 2006-2007
Il graffito, uno dei più famosi di Banksy,rappresenta una cameriera che nasconde lo sporco sotto il tappeto,alludendo alla riluttanza del governo inglese di occuparsi di questioni controverse,come il problema dell’AIDS in Africa. L’opera è stata riprodotta, sempre dallo stesso artista, in due luoghi differenti di Londra: a Chalk Farm e nei pressi della White Cube Gallery. Il quotidiano “The Independent” affermò di essere il reale committente dell’opera, ma il writer smentì prontamente.
Kissing Coppers (Il bacio dei poliziotti) – Brighton, 2004
Kissing Coppersè un’opera provocatoria molto famosa diBanksy e da sempre suscita grande scalpore e curiosità. Il graffito rappresenta due poliziotti dello stesso sesso intenti a baciarsi in maniera appassionata. L’immagine assume i toni dibeffanei confrontisia delle autorità sia del mondo militarein genere, in cui l’omosessualità è quasi bandita. L’opera invita allariflessionesul temadell’omosessualitàedell’omofobia.
Flower Thrower (Il lanciatore di fiori) – Gerusalemme, 2003
Un’altra opera famosissima di Banksy è sicuramenteFlower Thrower,in cui un uomo con il volto coperto è colto nell’atto di lanciare una molotov, che in realtà è un mazzo di fiori. Il murales è stato realizzato a Gerusalemme sul muro di un’abitazione privata, ed è privo di colori ad eccezione del mazzo floreale,simbolo di speranza di contro la distruzione.
Il soggetto, che l’artista ha adoperato per la copertina del suo libro-raccolta“Wall and Piece”, è una delle più riprodotte sotto forma di stampe, magliette, e addirittura tatuaggi.
Balloon girl (La ragazza con il palloncino): il quadro di Banksy che si è autodistrutto dopo l’asta
Balloon Girlè sicuramente l’opera più conosciuta dell’artista di Bristol, realizzato a Londra nel 2002. Il soggetto raffigura una bambina a cui sfugge il palloncino a forma di cuore; poco distante una scritta recita:“C’è sempre speranza”. La bimba è triste per il palloncino perso, o forse l’ha lasciato andare volontariamente, seguendolo con lo sguardo. Si tratta senza dubbio diuno dei simboli più intensi di Banksyin circolazione.
La genialità e la creatività diBanksynon conosce limiti. Duranteun’astadiSotheby’sa Londra, la famosa opera“La ragazza con il palloncino”si èautodistruttadopo esser stata venduta per oltre1 milionedi sterline. Un meccanismo simile ad un trita-carte, situato nella cornice, ha distrutto l’opera tagliandola in molteplici strisce; poco dopol’artista ha rivendicato la performance su Instagram,spiegando i retroscena tramite un video e citando una frase diPicasso:«Ogni desiderio di distruzione è anche un desiderio di creazione».
Un gesto che ha lasciato di stucco tutti e che, forse, si è rivelatoun autogol per Banksy. Il muralesda opera d’arte si è trasformata in performance artisticafacendo sì che il suo valoretriplicasse, andando contro l’intenzione del writer inglese che inserì il meccanismo proprio per evitare la mercificazione della sua arte…
Assurdo ma vero, la notizia dell’ultima ora riguarda il proprietario di una delle 600 copie originali dell’opera “Girl with a Balloon”, dal valore di 40.000 euro, che hatagliuzzato il quadro per fargli acquisire più valore.Secondo il DailyMail, il furbo collezionista, ha poi chiamato la casa d’aste sperando di poterla rivendere al doppio del suo prezzo. Peccato che così rovinatal’opera ormai vale 1 sterlina… Su Twitter, la pagina My Art Broker, twitta:
Si tratta di un puro atto di vandalismo gratuito. Invitiamo tutti i possessori di opere, o di copie originali di opere, a non fare queste cose. Stiamo ricevendo numerose telefonate di possessori di stampe che ci domandano se smantellando un’opera, la stessa possa raddoppiare il suo valore. Ma la risposta è no! Ci sono un numero limitato di stampe di Girl With Balloon nel mondo, oggi ne abbiamo perso uno ed è una vergogna talmente grossa che deve farci piangere.
Le opere di Banksy in Italia
Non tutti lo sanno main Italia esistono ben 2 opere di Banksy, entrambe a Napoli. La prima è stata cancellata da un writer (ogni commento è superfluo) e rappresentava una rivisitazione dell’Estasi della Beata Ludovica Albertoni del Bernini. La Beata era ritratta mentre gustava un panino,simboleggiando il consumismo.
 Il secondo murales è ancora visibile ed è stato da poco protetto con del vetro: la“Madonna con la Pistola”,che uniscesacroeprofano,cristianitàecamorra,e che reinterpreta il Barocco.
Il Naufrago Bambino di Banksy a Venezia
Nella splendida città diVenezia,è apparso un graffito che è stato rivendicato daBanksycon un post sul profilo ufficiale Instagram.
L’opera, probabilmente realizzata da una barca, si trova su un muro a filo laguna inRio di Ca’ Foscari,nei pressi diCampo Pantalon,vicino all’università di Venezia. Il murales è stato ribattezzato“Naufrago Bambino”e ritrae un bimbo che regge una torcia da cui fuoresce del fumo rosso cangiante; una presa di posizione netta sulla questione migranti. L’opera è la terza diBanksyin Italia.
Il senzatetto diventa Babbo Natale, l’importanza della solidarietà secondo Banksy
Dio benedica Birmingham. Nei 20 minuti in cui abbiamo filmato Ryan su questa panchina, i passanti gli hanno dato una bevanda calda, due barrette di cioccolato e un accendino – senza che lui chiedesse mai nulla.
CosìBanksyha commentato su Instagram il murales realizzato aBirmingham.Protagonista dell’opera è Ryan,un senzatetto trasformato in un moderno Babbo Natale.L’artista ha raffigurato due renne intente a volare che sembrano trasportare la slitta / panchina su cui dorme l’uomo. Mentre Ryan riposa, Banksy osserva sia lui che la reazione dei passanti.
Ilsignificatodi quest’ultima opera poetica dello street artist è molto semplice:Banksy ha voluto sottolineare la situazione dei senzatetto inglesi,costretti a dormire all’aperto nonostante le temperature rigidissime. L’obiettivo è quello diincoraggiare le persone ad essere più solidalicon chi è meno fortunato, e non solo a Natale. C’è bisogno di maggior umanità nel mondo e questo forse è il periodo migliore per ricordarlo.
“La Cicatrice di Betlemme”, il Presepe di guerra a Betlemme
L’ultima opera diBanksyè una moderna rappresentazione del Presepe a Betlemme, in Cisgiordania.“La Cicatrice di Betlemme”è unPresepe di guerra:i protagonisti della Natività sono retro-illuminati e poggiati davanti a blocchi di cemento sui quali c’è un foro di mortaio che richiama la stella cometa natalizia. Sulla parete sono presenti delle scritte in inglese e in francese:“amore”e“pace”.L’opera è apparsa alWalled-Off Hotel,l’albergo con vista sul Muro voluto da Banksy a Betlemme.
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https://evasart.it/blogs/notizie/quanto-costa-acquistare-arte-contemporanea2020-01-04T19:21:00+01:002022-09-14T13:19:59+02:00Quanto costa acquistare arte contemporanea?savelli fabrizio
La domanda più frequente della gente che entra in una Galleria d’arte è: “Come calcolate il prezzo di un’opera?”, e ancora, “Perché quest’opera costa così tanto rispetto a quella?”.
Domande legittime che devono trovare risposte altrettanto chiare ed esaustive.
La quotazione di un’opera contemporanea non è un tiro ai dadi, nemmeno un’offerta a rilancio, ma un vero e proprio calcolo matematico, al quale vengono affiancate valutazioni elaborate da professionisti del settore. Ilcoefficienteassociato ad ogni artista vivente nel mercato dell’arte contemporanea è un numero, che permette di calcolare il prezzo di ogni opera d’arte. Viene stabilito sulla base di una serie divalori imprescindibili: la storia dell’artista, la sua solidità nel mercato, le mostre personali e collettive a cui ha preso parte, i premi e i riconoscimenti ottenuti nella sua carriera, i passaggi in asta, le critiche e le recensioni ottenute.
Unartista emergente, che si affaccia per la prima volta nel mercato, avrà uncoefficienteche si aggira intorno allo0.5; per calcolare il prezzo di un’opera basteràsommare base ed altezza, moltiplicare il risultato per il coefficiente ed infine moltiplicare nuovamente per 10. Il risultato sarà una stima di base che andrà aggiustata nel tempo su ogni singolo pezzo, tenendo conto anche della tecnica utilizzata, del supporto, e così via.
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https://evasart.it/blogs/notizie/perche-la-banana-di-cattelan-e-arte2020-01-04T19:10:00+01:002022-09-14T13:19:59+02:00Perché la banana di Cattelan è arte?savelli fabrizio
Da giorni non si fa altro che parlare dellabanana di Cattelan,Comedian, opera d’arte presentata alla fiera d’arte contemporanea Art Basel Miami. Il motivo di tanto chiasso? L’opera consiste in una banana attaccata al muro con del nastro adesivo e vale ben 120 mila dollari. A rendere più pepata la notizia ci ha pensatoDavid Datuna, artista in visita all’Art Basel Miami, che ha staccato audacemente la banana dal muro per mangiarsela davanti a uno stormo di telefonini che riprendevano la scena. Datuna ha giustificato il suo gesto come un’ulteriore performance d’arte, a cui ha dato il nomeHungry artist.
Criticata da molti e difesa da altrettanti,Comediannasce come un’opera d’arte che vuol far discutere, ma sono in molti a chiedersi in questi giorni se e perchéla banana di Cattelansia considerata un’opera d’arte. Per l’ennesima volta nella storia dell’arte un’opera invita il mondo intero a prendersi carico di una delle più grandi questioni che hanno animato la riflessione del Novecento:che cos’è un’opera d’arte?Già, perché fin dalla nascita di quelli che Harold Rosenberg chiamerebbe “oggetti ansiosi”, i cosiddetti raedy-made, lo statuto dell’arte è stato oggetto di indagine da parte di molti al punto che il concetto stesso di arte è drasticamente cambiato nel corso Secolo Breve.
Che cos’è un’opera d’arte? Se tutto è arte allora niente è arte?
Nel 2001 Francis Alys presenta alla Biennale di Venezia un pavone vivo con l’operaThe Ambassador, a precederlo già Mark Wallinger conA real work of art, opera in cui l’artista mise in mostra un cavallo vivo. Esempi come questi e comela banana di Cattelan, portano alla luce la cosiddetta questione dell’arte: daFountaindi Duchamp in poi tutta la critica del Novecento si chiederà cosa sia l’arte. Se secondo alcuni l’arte è indefinibile e cercarne l’essenza costituirebbe un errore logico, molti altri pensatori e filosofi dell’arte hanno sdoganato le più interessanti teorie per provare a rispondere all’annosa domanda:cosa fa sì che un’opera d’arte sia tale?
La teoria istituzionale fondata daGeorge Dickieha tentato di formulare un concetto di arte alla luce della storia di questo termine e delle avanguardie, che da sempre rompono i legami con ciò che è consueto. Dickie arrivò a definire un’opera d’arte come tale sulla base di alcune proprietà non necessariamente palesate. Nell’era post-duchampiana l’esistenza di opere comeThe Physical Impossibility of Death in the Mind of Someone livingdi Damien Hirst o le celebriBrillo Boxesdi Andy Warhol richiedono necessariamente un nuovo concetto di arte e bisogna prenderne atto. Le teorie funzionalistiche sono infatti totalmente inadeguate alle opere d’arte contemporanee e non rispondono alla domanda sul perchéFountaindi Duchamp sia un’opera d’arte e non un gabinetto capovolto. Dinnanzi all’avanzata dell’arte concettuale George Dickie inizia la propria ricerca partendo dalle considerazioni del filosofo e critico dell’arteArthur Danto. Il celebre studioso, parlando dellaBrillo Boxdi Andy Warhol, si domanda cosa la renda un’opera d’arte, dal momento che la differenza da una classica scatola di detersivo non è certo una differenza d’aspetto. Danto arriva a dire che nella teoria, cioè in ciò che non possiamo vedere, è rintracciabile ciò che fa essere arte un’opera d’arte.
L’esperienza che abbiamo di un oggetto è influenzata dalla teoria che questo porta con sé, tanto che, come ci fa notare John Berger, il dipinto di Van Gogh di un campo di mais con dei corvi in volo avrebbe un impatto differente sull’osservatore se questi sapesse che si tratta dell’ultimo dipinto di Van Gogh, poco precedente al suo suicidio. George Dickie ci da quindi una chiave di lettura interessante per comprendere l’arte del nostro tempo:l’opera d’arte è un artefatto che possiede una serie di caratteristiche per cui le viene attribuito lo status di candidato per l’apprezzamento da un’istituzione sociale, ovvero dal mondo dell’arte.Per questo anche labanana di Cattelan, inserita all’interno della fiera d’arte contemporanea Art Basel Miami e caricata della teoria che porta con sé, può essere legittimamente un’opera d’arte. Ma qual è la riflessione teorica dietro questa chiacchieratissima banana?
Cosa c’è dietro Comedian: la banana di Cattelan
Labanana di Cattelan, che richiama una battuta diArrested Developmentsulle persone ricche che ignorano il prezzo di una banana, non è solo una banana, ma “un simbolo del commercio globale, un doppio significato, nonché un dispositivo classico per l’umorismo”, come ha dichiarato il fondatore della galleria Emmanuel Perrotin. Cattelan è già ampiamente noto per la sua ironia, già emersa con il bagno in oro 18 carati dal titoloAmerica, su cui i visitatori del Guggenheim sono stati invitati a sedersi. Labanana di Cattelanpresenta un titolo che già di per sé fa capire che la china non è cambiata:Comedian, ovvero Comico e chiamarla “banana” è certamente riduttivo, già per il solo fatto che si tratti di una banana appesa al muro con del nastro adesivo. Questo dettaglio è fondamentale perché da anni la sospensione è il fil rouge che collega le opere d’arte di Maurizio Cattelan, volte a ridicolizzare la banalità. Di questa serie di opere troviamo forse l’esempio più noto nel 1997 conNovecento: cavallo imbalsamato che pende dal soffitto di castello di Rivoli. Il nastro isolante ha poi un suo percorso all’interno dell’arte di Maurizio, l’opera più nota a riguardo è sicuramenteA Perfect Day(1999), realizzata per la durata dell’inaugurazione di una mostra: Cattelan legò con il nastro adesivo Massimo De Carlo, il suo gallerista.
Il padovanoMaurizio Cattelanha scelto questa volta di veicolare il suo messaggio con unabanana attaccata al muro. Un ready-made riproducibilissimo da chiunque, che può essere nelle case e da chi lo voglia pagare 120 mila dollari e da chi lo voglia ricreare con pochi centesimi. Una critica irriverente, anche se non inedita, del concetto di arte e di valore. Proprio in virtù del fatto che l’arte non è l’artigianato, esasperandone le conseguenze, oggi la teoria che investe un oggetto artistico unita allo status di candidato per l’apprezzamento da un’istituzione sociale, ovvero dal mondo dell’arte, fanno sì che anche una semplice banana possa essere molto più di ciò che appare, perfino un’opera d’arte.